Non ho ancora visto lo spettacolo. Spero di esserci sabato 30 maggio a San Pancrazio e mi riservo una valutazione più puntuale, da spettatore.
Volevo soffermarmi sulle critiche messa a punto da diversi nomi noti della critica teatrale sulla interpretazione dei vari personaggi. Giudizi in pillole, con molti aggettivi e pochi sostantivi. Capisco le difficoltà e convengo sulla necessaria sintesi. Mi interessa qui quella di Stavrogin/Alovisio. Su di lui critiche positive o comunque incoraggianti (Franco Quadri/Republica , Rossella Battisti/Unità) ma anche alcune ( Franco Cordelli/Corriere della Sera e Andrea Porcheddu su Internet "delteatro.it") abbastanza stroncanti.
Il personaggio è certamente di difficile interpretazione, sopratutto carico di ruolo. Gravoso appunto. E lui è un giovane attore, di sicuro talento, alla sua prima prova importante a distanza da nemmeno un anno dal congedo scolastico dal Piccolo di Luca Ronconi, con un solo un palmares “alla vocazione” nell’Hystrio 2008, senza ancora un curriculum di esperienza significativo alle spalle. Perché allora non incoraggiare, invece che stroncare? Davvero è emersa tutta sta fragilità interpretativa? Sono opinioni, anchorchè autorevoli. Forse professionalemente obbligate, a cui fanno da contraltare altre, altrettanto autorevoli.
A tutti i giovani del Cast dico: avanti, uniti con il resto dei compagni. Ogni lavoro teatrale eIl lavoro (capolavoro) è sempre di un collettivo.
P.S. - Una curiosità (malignità): perché, dopo l’abbandono dello Stabile di Torino, il quotidiano della città, La Stampa, ha più scritto una riga sullo spettacolo? Perché lo ha completamente ignorato? Non gli fa onore.
Rosario Roccella
Torino